mercoledì 9 maggio 2012

Redistribuire o produrre? La società prigioniera del suo dilemma/3

L’economia di Robinson Crusoe
(…segue)
Robinson e Venerdì sono sulla loro isola deserta. Al centro dell’isola c’è una palma con una noce di cocco in cima. Diciamo che la conquista di questa noce vale 100 punti in termini di utilità. Bene, se i due non riescono a mettersi d’accordo, lotteranno per conquistare la noce. E spenderanno risorse per farlo. Dal punto di vista di ognuno, è razionale spendere risorse per lottare contro l’avversario fino a 50 in termini di utilità (50 è il valore atteso della conquista della noce dato dalla sua utilità 100 per la probabilità di conquistarla 0,5). Alla fine della lotta uno dei due avrà conquistato 100, ma nel complesso la società avrà speso altrettanto (50+50). Un risultato socialmente disastroso perché è ragionevole pensare che se avessero cooperato, il costo di conquista della noce (depurato delle risorse “disperse” nella concorrenza) sarebbe stato sensibilmente inferiore.
La concorrenza quindi è male? Ci hanno sempre detto che è benefica per la qualità dei prodotti e per il prezzo e di certo c’è molto di vero in questo, tuttavia i vantaggi di efficienza in termini di qualità e prezzo sono da confrontarsi con i costi associati alla competizione.
Due aziende concorrenti sono per molti versi un doppione l’una dell’altra (due direzioni, due uffici di ricerca, due uffici legali, due uffici marketing, due divisioni produttive). Le sinergie ricercate dalle fusioni sfruttano proprio l’eliminazione di queste sovrapposizioni. È vero che le due aziende competono per raggiungere il risultato migliore da fornire al consumatore finale, ma è anche vero che alcuni costi associati alla concorrenza potrebbero essere eliminati.

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